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Le osservazioni del Comune e di 24 Associazioni locali al progetto Venice 2.0 inviate ai Ministeri dell’ambiente e dei beni culturali


Anche Cavallino-Treporti è laguna!


Dopo aver analizzato attentamente il progetto definitivo, il Comune di Cavallino Treporti e 24 associazioni territoriali tra le quali l’Associazione Campeggi,  Confartigianato, Associazioni Albergatori, CIA, Coldiretti,  Associazioni Esercenti, Confcommercio e Associazioni Ambientaliste locali, hanno inviato al Ministero dell’Ambiente e al Ministero dei Beni e della Attività Culturali una dettagliata relazione nella quale si evidenziano le proprie perplessità e contrarietà al progetto  Venis Cruise 2.0.
“L’impressione -  si legge nel documento - è che vi sia un equivoco di fondo, ossia che spostando le grandi navi e di conseguenza il porto crociere dal raggio visivo della città antica, si risolva agevolmente il problema”. 
“Corre l’obbligo di evidenziare le specificità del territorio di Cavallino-Treporti (…) Il comune si caratterizza per uno spiccato dinamismo sotto il profilo turistico, ospitando circa 6.000.000 di presenze l’anno, che si muovono anche nel contesto territoriale della laguna. Le ragioni di questo successo, caratterizzato dalla stabilità della domanda, risiedono soprattutto nella qualità ambientale delle spiagge e della percezione di un contesto naturale curato e non contaminato.  (…) Questo sistema ormai giunto ad una forma di consolidato equilibrio, risulterebbe sicuramente minacciato dall'inserimento nel paesaggio del profilo incombente delle grandi navi, ancorate ad una infrastruttura stabile, verificandosi il caso che il turista mordace ed escursionista delle grandi navi, esclusivamente indirizzato a Venezia, allontanerebbe il turista stanziale, la cui permanenza media è di circa 9 giorni e che rappresenta esattamente la tipologia di cliente che ogni sistema turistico ambisce ad avere”.
Di seguito un riassunto dei principali rilievi suddivisi in “impatto paesaggistico”, “ricadute sul territorio” e “aspetti tecnici”.

L’IMPATTO PAESAGGISTICO: LE OPERE DI MITIGAZIONE SONO INCONGRUE E ARTIFICIALI
Il progetto si inserisce nel contesto lagunare della bocca di porto del Lido-Punta Sabbioni, dove l’inserimento dell’opera modificherebbe in maniera irreversibile il paesaggio, alterando una porzione di territorio lagunare che, benché compromessa dalle opere del Mose, conserva un alto pregio ambientale. Le misure di mitigazione proposte, ossia il sistema di rilevati dunosi costruiti a margine della diga, sono elementi dunali incongrui perché costruiti artificialmente e in senso perpendicolare rispetto alla naturale formazione dei rilevati sabbiosi. 

LE RICADUTE SUL TERRITORIO: COLONIZZAZIONE DEL TERRITORIO E RICADUTE SULLA VIABILITÀ GIÀ SOTTOPOSTA A FORTE STRESS
Desta fondate preoccupazioni è il fatto che la nuova struttura portuale sia stata definita un’isola, a meno di una passerella usata solo per motivi di emergenza. Secondo questo presupposto, che non si fa fatica a ritenere ingenuo, gli approvvigionamenti, gli imbarchi, gli sbarchi e ogni altra operazione sul nuovo terminal avvengono via acqua. È facilmente dimostrabile che una struttura con le dimensioni indicate richiederà nel tempo, per ragioni di costi, di opportunità o di stretta necessità, un insieme di opere si sicurezza, infrastrutturali, logistiche e di servizio, che implicheranno una progressiva colonizzazione del territorio circostante (strutture di ospitalità, accoglienza, di infrastrutture tecniche, magazzini, parcheggi, centri commerciali, presidi sanitari, ecc). La passerella, che nel progetto non è chiaro come si raccordi con il lungomare esistente e con la massicciata di protezione del porto rifugio, si trasformerà in un impianto viario adeguatamente dimensionato. Una quota di turisti provenienti dall'entroterra si chiederà come mai non sia possibile accedere direttamente via terra senza dover andare in Stazione Marittima e i flussi da e per l’aeroporto troveranno più comodo, rapido e conveniente, in un unico passaggio con pullman appositi, arrivare al molo via terra attraverso il litorale. In questo scenario il territorio circostante (oggetto di vincolo paesaggistico per decreto ministeriale dal 1985, nonché area di interesse paesistico ambientale e parzialmente SIC ZPS), si potrebbe trasformare senza troppi timori nel retro di un’area portuale e vi potrà essere una conseguente ed estesa ricaduta degli incrementati flussi di traffico su gomma di passeggeri, merci o equipaggio. Il prevedibile aumento di carico di traffico stravolgerebbe la già delicata e compromessa situazione viabilistica del litorale, che assiste già oggi alla complessa movimentazione di 6.000.000 di presenze a stagione, esclusa la popolazione residente, gravando su una viabilità sottodimensionata e già a forte criticità, come già sollevato dal Comune di Jesolo.  A fronte della ingombrante presenza di una simile infrastruttura e delle conseguenti opere di connessione ed appoggio, il Comune perderebbe la capacità di conservare il suo carattere di ambito territoriale e si trasformerebbe in un territorio di transito di flussi pesanti.

GLI ASPETTI TECNICI: MOVIMENTAZIONI SOTTOSTIMATE E COMPENSAZIONI CHE SANNO SOLO DI “GREEN WASHING”
Il progetto pone evidenti problemi logistici legati alla intermodalità, che si risolverebbero in alti costi e in elevata complessità gestionale, basti considerare che le navi sono distanti dal punto di imbarco (Marittima) e passeggeri, merci e bagagli verrebbero movimentate con motonavi e motozattere (in una giornata di picco i progettisti stimano: 5 grandi navi e 24 mila passeggeri/giorno, 6000 addetti e 7 motonavi per  20 movimenti/giorno). Movimentazioni che si vanno ad aggiungere anche le navi in transito di pescaggio inferiore destinate a Marittima e la normale movimentazione di motonavi, ferry boat, imbarcazioni turistiche e gli altri mezzi che attraversano quotidianamente la laguna.  Tale imponente complessiva movimentazione di mezzi contribuisce a generare moto ondoso dannoso alla delicata morfologia lagunare e poco aiutano a lenire l’impatto della mega-struttura, le misure di mitigazione e riduzione degli impatti quali il cold ironing e l’alimentazione da fonti alternative, ben sapendo che sono solo misure che non compensano la portata dell’impatto sia in termini di riduzione ambientale, sia in termini paesaggistici, costituendo solo un espediente che ha il sapore delle operazioni di green washing. 

Cavallino-Treporti, 19.11.2014